Antoine Sanzay, Saumur Champigny
di Alessandro MasnaghettiAncora in preda ai fumi del godimento derivante dal matrimonio d’amore tra andouillette 5 A e Le Bourg 2009, sulla strada del ritorno mi lancio senza paracadute e chiedo a Nady Foucault: “C’è qualche produttore in cui si può in qualche modo ritrovare lo stile Clos Rougeard?”. Segue qualche interminabile attimo di silenzio prima che il baffuto vigneron risponda, secco come una sentenza: “Gira a destra”. Ecco, ora mi porta in una vigna e se va bene mi abbandona giustamente là per la notte a ripensare al concetto degli interrogativi inopportuni. E invece dopo un paio di curve e un tratto di ghiaia siamo davanti ad una piccola cantina, da cui esce un giovane dall’aria tanto sorpresa quanto decisa.
Si chiama Antoine Sanzay, ha poco più di trent’anni e da qualche tempo ha deciso di riprendere in mano le vigne di famiglia attorno a Varrains, nel cuore delle appelation Saumur e Saumur-Champigny. Dieci ettari coltivati a cabernet franc più uno a chenin, utilizzati fino al 1999 per produrre uve, vendute alla cooperativa di Saint-Cyr-en-Bourg. Basta poco per capire il feeling che c’è tra “maestro” ed “allievo”: Nady rompe il ghiaccio confrontandosi sull’impegnativa vendemmia 2013, Antoine non si tira indietro e dice la sua senza perdersi un solo sguardo del suo mentore. Ci vogliono spalle larghe e talento per sostenere una “responsabilità” del genere, assunta fino in fondo a partire dalla configurazione della piccola gamma: quattro degli undici ettari della famiglia Sanzay si collocano infatti a Poyeux, cru storico di Chacé, mappato dal 1664 e vinificato anche da Clos Rougeard (le cui vigne sono però su un altro versante). E’ l’etichetta di punta di questo domaine emergente, che produce anche un Saumur-Champigny “base” e il Saumur Blanc Les Salles Martins, per un totale annuo di poco superiore alle 15.000 bottiglie per il momento.
Bottiglie che già meritano attenzione indipendentemente dall’autorevole sostegno dei Foucault, come è facile concludere assaggiando proprio il Saumur-Champigny Poyeux 2010. E’ tutt’altro che un tentativo di replica di quello che è considerato il perfetto “alter ego” del Le Bourg nella coppia dei cru di cabernet franc a Clos Rougeard, ma l’ispirazione stilistica è ugualmente riconoscibile nella delicatezza estrattiva e nella misura del rovere di affinamento. Frutto dolce e goloso, tra mirtillo e ribes nero, trova stratificazione e carattere nel sottofondo di grafite e pepe bianco, humus ed erbe officinali. Quadro aromatico che può perfino depistare rispetto ad una bocca serrata ed austera, ossuta e nervosa nella fisionomia, solida e prolungata nella scia finale. Il 2011 da poco in bottiglia restituisce l’impronta un po’ immatura del millesimo con qualche tratto erbaceo più evidente, ma è identica l’impressione di souplesse fruttata, purezza sapida e slancio di beva.
Lo si compra a 25 euro in cantina, ci vogliono 12 euro per il Saumur-Champigny 2012 “base” e 20 euro per il Saumur Blanc Les Salles Martins 2012.
chi lo importa in italia?
non ci risulta essere importato in Italia.