13 febbraio 2012 | Francesco Falcone

Arbois Vin Jaune 2003, Jacques Puffeney

di Francesco Falcone
Jacques Puffeney

Fuori dai confini di Francia e Svizzera, il Jura è noto soprattutto per i soggiorni di Voltaire e Ferney, e perché Pasteur vi nacque e vi trascorse la sua fanciullezza. Dei suoi vini, invece, se ne parla poco, ed è un peccato.

Io imparai ad apprezzarli nel 2000, all’epoca della mia esperienza francese in qualità di “scolafondibottiglia” tra Bourg-en-Bresse (Chez Michel) e Vonnas (presso l’allora tristellato Georges Blanc): otto mesi a tracannare fondi di grandi e piccoli vini durante i quali capì che come sommelier non ero tagliato, ma che come bevitore “a scrocco” potevo nutrire legittime ambizioni. Le carte dei vini di quei due ristorante erano ricche di perle provenienti da quella regione di alte colline e tozze montagne, i cui vigneti sono splendidamente affacciati sulla piana di Bresse.

Se ancora lo ignorate, sappiate che alcuni dei migliori terroir del Jura si trovano nei pressi del grazioso (molto grazioso) villaggio di Arbois. E che nelle mani più sapienti si possono ottenere bianchi, rosati e rossi di bella razza e soprattutto un vino assai caratterisco e ingiustamente misconosciuto (e non solo in Italia): il Vin Jaune (vino giallo).

È prodotto esclusivamente con uve savagnin (secondo gli ampelografi una mutazione varietale del più noto traminer aromatico) e si ottiene attraverso una vendemmia tardiva e una vinificazione in bianco alla quale segue una maturazione di tipo ossidativo: dai sei ai dodici mesi di sosta in vecchi fusti di rovere privi del cocchiume e per scelta mai ricolmati.

Durante quel periodo “a vino scoperto”, sulla superficie del liquido si forma un velo che ricorda la “flor” dello Sherry: si tratta di lieviti che svolgono tre cose contemporaneamente (so’ proprio forti ‘sti lieviti). 1) si nutrono dell’ossigeno dell’aria “gestendo” gradualmente l’ossidazione del vino; 2) confeririscono al liquido il tipico colore giallo ambra (che in genere tende a scurirsi ulteriormente durante l’affinamento in bottiglia); 3) sviluppano un profumo assai particolare che ricorda il curry, la frutta secca (le noci in particolare) e l’albicocca disidratata.

Ma quello che più mi piace dei buoni Vin Jaune è la bocca. Sissignori, quando un Vin Jaune è buono, in bocca ha tutto, ma proprio tutto per lasciare il segno: un’amalgama di grasso, acidità e sale che dà vita a uno sviluppo elastico e profondo. Una vera goduria.

Se vi piace il genere o quantomeno siete curiosi di conoscerlo, date una chance all’Arbois Vin Jaune 2003 prodotto dal barbuto Jacques Puffeney nella campagna di Montigny-les-Arsures: è un punto di riferimento per purezza, complessità e longevità. In Italia potrete acquistarlo presso l’enoteca di Maurizio Cavalli, pagandolo meno di 50 euro.

E ricordate: un grande Vin Jaune è un’esperienza indelebile.

foto: vinare.blogspot.it

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