23 dicembre 2013 | Matteo Farini

Barolo: Giovanni Manzone, Monforte d’Alba

di Matteo Farini
monforte d'alba manzone

Le vigne imbiancate dalla prima neve hanno un aspetto rassicurante e quasi mistico, e se non si dovesse evitare di finire a fondovalle, percorrere la salita che porta a Monforte d’Alba tra copiosi fiocchi che cadono sarebbe uno spettacolo.
La mano callosa di Giovanni Manzone che stringe la mia è un breve e immediato compendio di quello che sono le Langhe: terre in primo luogo di gente dedita al lavoro in vigna e alla vocazione per fare il vino. Gente schiva, riservata, di gesti semplici e ospitali.
L’azienda si trova a Monforte d’Alba e le vigne di proprietà sono nel medesimo comune, ad una altitudine che va dai 400 ai 450 metri s.l.m.: la prima, adiacente alla cantina, è Castelletto, esposta a sud-est, la seconda, Gramolere, invece parte da un sud pieno per poi girare verso ovest.
Dalla prima si ricava l’omonimo Barolo, generalmente generoso in struttura e di tannini; la seconda, invece, dà vita a due Barolo differenti: il Bricat, che prende il nome dal vecchio proprietario del vigneto, vinificato con le uve della porzione esposta a pieno sud, e Gramolere, prodotto della parte esposta a sud-ovest dove la presenza di alcune sacche sabbiose regala vini di particolare eleganza e finezza tannica.
I vini della famiglia Manzone mi sono apparsi in costante miglioramento negli ultimi anni e questi Barolo 2008, in particolare, che ho appena assaggiato, hanno mostrato una maggiore precisione e finezza rispetto alle versioni precedenti.

Langhe Nebbiolo Il Crutin 2011 e 2010: il primo ha un naso con una componente di frutta rossa matura in evidenza, un tannino ben disegnato e compatto, ed una bella acidità a sostenere un sorso pieno ma non lunghissimo.
Il 2010 invece ha profumi più tenui, floreali e quasi speziati; alla bocca è serrato, di maggiore struttura e di equilibrio più compiuto, con un finale in cui torna a farsi viva la parte agrumata.

Barolo Le Gramolere 2008: colore rubino trasparente, si fa attraversare dalla luce irradiando il bicchiere di splendidi bagliori aranciati.
I profumi sono subito lievemente balsamici e mentolati; poi il quadro aromatico si arricchisce di rimandi fruttati molto eleganti. La bocca è fresca, tannica, di quel tannino da uva perfettamente estratto che fodera il palato ma non stanca.
Finale di grande eleganza e precisione, un Barolo che sa essere austero ma anche approcciabile in un periodo relativamente breve.

Barolo Bricat 2008: il colore è più consistente, meno luminoso; e preannuncia una maggiore fittezza che puntualmente ritroviamo al naso, in cui ritorna il solito timbro balsamico privo, questa volta, della parte floreale.
La bocca ha volume notevole e tannino arrembante: avrà bisogno di qualche anno in vetro per distendersi completamente. C’è solo bisogno di pazienza e aspettare che trovi il suo equilibrio.

Barolo Castelletto 2008: un vino che appare meno definito e cesellato dei precedenti, senza la finezza del Gramolere né la potenza e l’austerità del Bricat, ma che in compenso può contare su una consistente acidità e un timbro agrumato che risolleva il finale.
Il vino nel complesso dà l’idea di avere qualcosa che manca, sia a livello olfattivo che di profondità e completezza di sorso.
Forse ha ancora bisogno di trovare una sua dimensione con l’affinamento in vetro ma per adesso sembra essere il meno convincente dei tre cru.

Barolo Gramolere riserva 2006: è frutto di una scrupolosa selezione in vigna e viene affinato interamente in botti da 700 litri, per una produzione totale molto limitata che si aggira attorno alle 2.000 bottiglie.
I profumi oltre al registro fruttato presentano una parte speziata un po’ esuberante che travalica il registro balsamico/mentolato. Al palato il vino si appiattisce un po’ su ritorni di vaniglia e noce moscata, mostrando una materia imponente ed un tannino un po’ asciugante, almeno in questa fase.
E’ una riserva e quindi richiede maggiore pazienza, ma al momento la piacevolezza e la bevibilità sono un po’ sacrificate e lasciano campo ad una potenza che non è completamente sotto controllo.

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