12 febbraio 2012 | Francesco Falcone

Blanc de Morgex et de la Salle 2007, Maison Albert Vevey

di Francesco Falcone
blanc de morgex

Ieri notte. Buio pesto. Mi sveglio di soprassalto.
È il vento che mi sveglia. Vorticoso, assoluto, da bora carsica.
Raffiche che picchiano duro come le punizioni di Roberto Carlos, come i servizi di Roddick, come un montante di Foreman, come le lance degli Apache in Ombre Rosse.

Oltre al vento, c’è una sola cosa che si muove, bianca e “forforica”: la neve. Fiocchi minuscoli e acuminati che sembrano schegge di una bomba di ghiaccio esplosa sopra il lucernaio della mia mansarda. Altro che mare e ombrelloni, qui mi sento in una minuscola catapecchia immersa nel cuore delle montagne e spazzata da una grande tormenta. Mi sento più precario di Chaplin ne “La febbre dell’oro”.

È allora, preso dai pensieri di una veglia agitata, che mi torna alla mente il prié blanc di Morgex. È il nostro bianco montanaro per eccellenza, pallido e poco alcolico, ottenuto da l’unico vitigno italiano che viene dalle Alpi e dal freddo, coltivato al limite della fascia vegetativa della vite, intorno a 1000 metri di altitudine, ai piedi del Monte Bianco, in Valle d’Aosta.

Oggi ho finalmente stappato il 2007 prodotto dalla Maison Albert, una minuscola casa/cantina ubicata a Villair, una frazioncina alle porte di Morgex. Albert era un impiegato delle poste in pensione che alla fine degli anni sessanta decise di produrne qualche migliaio di bottiglie. Il vino si chiama Blanc de Morgex et de la Salle. Oggi ci sono i suoi figli, Mario e Mirko, vignaioli part-time come tanti da quelle parti, e le cose non sono cambiate: solo 5000 bottiglie ottenute da 24 appezzamenti (alcuni dei quali con pochissimi filari) che complessivamente non superano un ettaro e mezzo di superficie.

Lo bevo con gusto mentre scrivo, è quello che mi aspettavo: evoluto sul registro minerale, appena “cartonato” nel frutto ma limpido e piacevolmente nervoso, scattante, gustoso al palato. Ha tenuto, non c’è dubbio, ma certo avrei dovuto aprirlo un paio d’anni fa per godermi anche quelle note di erbe di montagna che di norma lo caratterizzano al meglio della sua espressione.

Nel frattempo il vento si è placato e ha smesso di nevicare.

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