22 marzo 2012 | Francesco Falcone

Languedoc Rosso 2008, Mas-Jullien

di Francesco Falcone
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Culla della viticoltura francese già ai tempi dei romani, il Midi francese si estende dalle Bouches-du-Rhône, subito a ovest di Marsiglia, fino alla frontiera spagnola, a sud di Perpignan: la zona è talmente estesa che non troverete due francesi che siano d’accordo sull’esattezza dei suoi confini.
Figurarsi due italiani…

La parola Midi in sé non provoca tuttavia controversie ed evoca la regione mediterranea del paese: il sud, il cielo di un blu profondo che fa contrasto con le rocce rosse e ocra, il digradare sottile dal grigio argenteo al verde della macchia lungo la costa, la natura, il sole, il caldo, il Bandito della Casbah di Jean Gabin e la vigna. Anzi, soprattutto la vigna: tanta, tantissima, troppa. Languedoc e Roussillon insieme rappresentano infatti il più grande comprensorio vitivinicolo del mondo: con quasi 300.000 ettari è per il vino quello che il Medio Oriente è per il petrolio, con i vinnaioli al posto degli sceicchi.

Lasciando da parte il Rossiglione, di cui scriverò prossimamente, la Linguadoca viene da anni considerata la Nuova California del vino e come la California a grandi linee dà vita a due macro categorie di vini: da una parte migliaia di ettolitri di liquido ordinario, senza distinzione; dall’altra un’élite di etichette sempre più interessanti: si tratta di norma di rossi caldi e tosti, dalla forte personalità. Il resto è noto: straordinaria intensità di coltivazione, grandi enopoli (con oltre duecento cantine cooperative), centinaia di piccoli produttori e un esercito di ben 25.000 famiglie legate a questo settore.

La gerarchia delle denominazioni d’origine, riformulata negli ultimi anni, prevede una AOC o AOP regionale (Languedoc), una serie di sottodivisioni legate ai grandi territori di maggiore vocazione (Cabardès, Corbières, Minervois, ecc…), dopodiché le appellation comunali (Faugères, Montpeyroux, ecc…) e infine, al vertice della piramide qualitativa, dieci cru di alta qualità, ad oggi ancora in fase di studio e dunque non presenti sul mercato.

Secondo gli esperti della zona, una delle più grandi vendemmie degli ultimi dieci anni è stata quella del 2008: meno calda del 2009 e del 2007, ha fornito basi in cui calore e freschezza sono miscelate nelle dosi opportune per dar vita a ottimi rossi di stampo mediterraneo.

Una piena conferma arriva dall’assaggio del Mas-Jullien 2008 che Olivier Jullien (nella foto insieme a sua moglie Sophie) produce a Jonquières, nel dipartimento dell’Herault, lungo la destra orografica del fiume omonimo, nel settore centro-orientale della Linguadoca ed esattamente sul versante opposto alle colline in cui è insediato Mas de Daumas Gassac di Aniane, dove Aimé Guibert da quarant’anni produce i vini più celebri del Midi. Siamo una quarantina di chilometri a nord di Montpellier.

Dicevo del Languedoc Rosso 2008 di Mas-Jullien: non aspettatevi un vino piacione e avvolgente, bensì un rosso di spalla, robusto e perfino austero sulle prime. Dopo qualche ora di ossigeno, l’altezzosità iniziale lascia sempre più spazio al calore, un calore perfettemente mitigato dalla giusta dose di freschezza acido/sapida e sostenuto da una trama tannica salda al tatto, progressiva nell’allungo e saporitissima in chiusura.

I profumi, un po’ selvatici e speziati, dovranno ancora fondersi e rifinirsi, ma vedrete che sapranno farlo a breve: una volta a punto regaleranno enormi soddisfazioni portando in dote quelle sensazioni terziarie di sottobosco e macchia tipiche delle migliori interpretazioni “languedocienne”.

Blend di syrah, mourvèdre, carignan e grenache noir, è una delle bottiglie “outsider” più interessanti assaggiate negli ultimi mesi.

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