10 gennaio 2013 | Francesco Falcone

Rossese di Dolceacqua Superiore Luvaira 2010, Maccario Dringenberg

di Francesco Falcone
luvaira2010

Stasera, ore 19.45.

Nel calice, l’esordio è più contorto e incomprensibile della sequenza iniziale di “Persona”, celebre pellicola di Ingmar Bergman che mi accompagna per cena (assieme a un buon pezzo di Fontina d’Alpeggio e qualche fetta di pane tostato).

Il film parte con un lungo e frenetico montaggio di piani eterogenei la cui esposizione sfiora la persistenza della retina (ma che avrà voluto significare?); il vino invece inizia con una riduzione fecciosa, un sensibile accenno brettoso e un frutto speziato/fenolico che non promette una serata felice.

Dopo i primi sei minuti, però, l’insospettabile: in televisione una dissolvenza in bianco che diventa una stanza bianca, una porta che si apre e la splendida Bibi Andersson che domanda: <<voleva vedermi, dottore?>> (certo che vorrei vederti, avrei risposto io); nel bicchiere, poi, una ventaglio di sensazioni (in calibrato chiaroscuro) che lasciano palpitare la roccia e il macchia in sintesi dinamica, lasciando sullo sfondo qualche sbuffo alcolico. Ora ci siamo, mi sono detto.

E adesso, scusate, ma torno a godermi l’infermiera svedese.

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