13 febbraio 2014 | Alessio Pietrobattista

Spigolature di Sangiovese Purosangue: Romagna andata e ritorno

di Alessio Pietrobattista
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Approfondire, approfondire, approfondire: non bisogna fermarsi alla prima apparenza, bisogna capire e studiare, cercare di non ragionare per modelli precostituiti o semplicemente derivanti dalla propria (limitata) esperienza. Grazie a persone come Francesco Falcone, e suoi approfondimenti su Enogea, e a manifestazioni come Sangiovese Purosangue, è possibile un’indagine più accurata per l’uva a bacca rossa più famosa del centro Italia, in particolare per i vini prodotti in Romagna. Il Sangiovese da quelle parti è una cosa diversa, che sfugge a quanto sedimentato con l’esperienza toscana, non migliore o peggiore: è differente il clima, i terreni, la storia che si porta dietro, è un work in progress che ancora oggi è alla ricerca di una dimensione che renda più chiaro e leggibile il terroir, lasciando da parte i retaggi del passato che volevano dal Sangiovese ciò che il Sangiovese non poteva e non può dare. In due degustazioni un’idea lievemente più chiara me la sono fatta, non solida al 100%, ma certamente qualche punto di riferimento in più l’ho trovato, incrociando anche gli esiti dei risultati.
Da questi scelgo quattro vini, tra quelli che più mi hanno colpito.

Sangiovese di Romagna sup. 2010 Castrum Castrocari – Marta Valpiani (Castrocaro – FC)
Armatevi di pazienza e buon polso, in alternativa un passaggio in decanter (per quanto personalmente eviti di utilizzarlo) potrebbe tornar utile. Il ragazzo scalcia e scalpita, attualmente è chiuso a riccio: ridotto e animalesco al primo impatto, schiarisce l’olfatto sulla frutta fresca rossa tra mirtillo e ciliegia, un mix di erbe amare e il passo ferroso-sanguigno che fa molto sangiovese. Bocca verace e succosa, di buona agilità e freschezza, tannino vispo e appuntito. Attendetelo con fiducia.

Sangiovese di Romagna 2011 Assiolo – Costa Archi (Castel Bolognese La Serra – RA)
Bell’esempio di un Sangiovese dal passo caldo e flessuoso. Molto a fuoco all’olfatto, con un respiro mediterraneo che passa dall’arancia, anche in scorza, alla macchia mediterranea, dal frutto più rosso della ciliegia fino ai toni mentolati e balsamici, con un sottofondo terroso e scuro intrigante. Bocca piena, possente, bella trama tannica accompagnata da acidità viva e succosa. Giovane e ancora in divenire ma già oggi quella strizzata d’occhio a Montalcino affascina non poco.

Sangiovese di Romagna sup. 2011 Crepe – Cà di Sopra (Marzeno – RA)
Mi piace la maturità che esprime, il frutto fresco e più scuro che vira verso la mora e l’amarena. Una punta di dolcezza in più rispetto ad altri vini che però non è sinonimo di svacco, anzi. Perché comunque il quadro più scuro, con l’alloro, la grafite e l’evidente sensazione minerale rendono il tutto davvero interessante. Meno solare ed espressivo ma accattivante nel frutto che torna prepotente in bocca, matura e gustosa, rotonda e di bella scorrevolezza.

VDT Poggio Tura – Vigne dei Boschi (Brisighella – RA)
Il vino che più ha confuso le mie idee. E’ un Vino da Tavola senza annata ma in realtà è un 2009. Una prima bottiglia al limite dell’abboccato, ma con un piacevole guizzo acido che la rendeva comunque una “simpatica canaglia”. Mi presento al banchetto con la sicurezza di ritrovare almeno quella caratteristica e puff, niente di tutto ciò. Vino secco e molto più pulito della prima bottiglia davvero freak. Olfatto verace, fruttato, arioso, con rintocchi salmastri e minerali davvero fini. Bocca piacevole e succosa, leggiadra con un bel tannino a contorno. Fresco e preciso come non ricordavo e come probabilmente è in realtà.

In foto, particolare della Carta del Romagna Sangiovese. Clicca qui per saperne di più.

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