25 marzo 2014 | Alessio Pietrobattista

Spigolature di Terre di Toscana: Terenzi

di Alessio Pietrobattista
terenzi

Mi piace provare cose nuove e da territori toscani meno in voga. Come ad esempio Scansano e il suo Morellino, una DOCG molto in voga negli anni ’90 – inizi 2000, grazie al nome accattivante e sbarazzino e ad un modo di interpretare il sangiovese in chiave più “accogliente”, calda, mediterranea e solare, spesso ulteriormente arricchito in polpa, colore ed estratti da vitigni bordolesi e passaggi in barrique che da vino immediato e piacevole l’hanno tramutato in un “Morellone”. Grazie però ad un manipolo di aziende, il Morellino si sta sdoganando da questo passato tutto ciccia e muscoli, per ritrovare quelle caratteristiche perse strada facendo. Un esempio sono i vini di Terenzi, azienda di Scansano che ha posto al centro dell’attenzione il sangiovese.

Maremma Toscana Vermentino Balbino 2013 : ecco un bell’esempio di vino guizzante e fresco, profumato e immediato. La pera e la componente iodata del naso suggeriscono un’estrema gioventù del vino, imbottigliato da pochissimo. La bocca è in bell’equilibrio acido-sapido, ha succo e beva coinvolgente.

Maremma Toscana Viognier Montedonico 2013 : un’uva con cui non vado molto d’accordo per l’impatto tropicale e dolce al naso. Conferma le caratteristiche di frutta gialla, mango e ananas in primis, mantenendo una certa compostezza. Sviluppo gustativo largo e sapido, pieno e fruttato. Molto giovane anche lui.

Morellino di Scansano 2012 (sangiovese): vino da solo sangiovese affinato in acciaio, una pioggia di fruttini rossi di bosco all’olfatto, floreale di rosa e la consueta cadenza salmastra. Bocca dal tannino minuto, beva coinvolgente e pericolosamente facile. Ce l’ho nel calice e mi vien voglia di cercare il primo tagliere di salumi disponibile.

Morellino di Scansano Riserva Purosangue 2011 (sangiovese): sempre solo sangiovese con affinamento di tonneaux e botte grande. Si presenta, complice l’annata calda, ben più cupo e introverso col frutto che tende alla prugna e alla mora matura, qualche tono di tostatura, cuoio, terra smossa. La bocca ha ovviamente una potenza maggiore, è calda e di buona ampiezza, matura nel tannino con l’acidità un passo indietro rispetto alla struttura del vino. Per gli amanti delle rotondità.

Morellino di Scansano Riserva Madrechiesa 2010 (sangiovese): affinamento in botte grande, annata favorevole e fresca. Vino complesso, energico, coinvolgente. L’olfatto torna fresco, pimpante, con i fruttini di bosco e la fragolina in evidenza, la rosa e la viola, un sottofondo di cuoio e tabacco dolce, sanguigno e ferroso. La bocca è sapida, acida, ritmata, con la sapidità ad allungare il sorso, con la chiusura che amplifica nel retrolfatto la componente di frutta. Top di gamma e non per caso.

Bramaluce 2012 (sangiovese e syrah): particolare, fuori dallo standard di freschezza e agilità dei vini precedenti. Qui è la rotondità a dominare, grazie soprattutto all’appassimento di 15 giorni sui graticci. All’olfatto dominano le note dell’appassimento, con i fichi e i datteri su tutti, poi il caffè, il ginepro, il pepe e l’alloro a chiudere. La bocca è avvolgente, con un residuo zuccherino avvertibile e un grande impatto fruttato. Non il mio preferito ma desta curiosità.

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