27 marzo 2012 | Alessandro Masnaghetti

Greco di Tufo 2008, Cantine dell’Angelo

di Alessandro Masnaghetti
angelo muto

Se siete tra i pochi fortunati che all’epoca riuscirono ad acquistare una o più delle cinquemila bottiglie prodotte e, saggiamente, ne avete ancora conservata qualcuna, godetene adesso. Non che il vino non possa ancora resistere. Migliorare? Chissà, ma qui mi fermo rimandando le considerazioni sulla longevità dei vini che si potrebbero fare ad un momento più propizio e torno alle ragioni di servizio. Sul taccuino ho annotato: colorato d’oro ha un bouquet nitido di frutta gialla, timo e origano, agrumi, mentuccia, pietra focaia e un leggero ricamo di zafferano. Al palato entra grasso, largo, per poi scorrere teso al finale avvicendando una timbrica sapida che fa controcanto ad un’acidità saporita e vivissima. Ritorni aromatici diffusi.
Terza annata, la 2008, di questo giovane produttore che ha ormai mostrato continuità e affidabilità, si contende la palma di migliore con la successiva, la 2009, tra quelle realizzate ad oggi. Al momento, dovessi scegliere, propenderei per questo millesimo in un momento di equilibrio ed espressività meravigliosa. Sul taccuino ho annotato 90. Non l’ho annotato ma testato in diretta l’ottimo abbinamento con una gustosa carbonara.

Complimenti ad Angelo Muto, il vignaiolo e Luigi Sarno, il giovane enologo che lo accompagna. Cinque annate prodotte dalla 2006, dalle 2.000 bottiglie iniziali alle 20.000 di oggi e continui miglioramenti nei vini nel rispetto della diversità di ciascuna annata: non era facile. Un greco di rara purezza espressiva, contraddistinto e segnato da una mineralità che riporta a Tufo, alle viti piantate sullo zolfo sopra le vecchie miniere Di Marzo. Ma che non si esaurisce soltanto in questo.

foto di Karen Phillips, Angelo Muto e Luigi Sarno alle sue spalle

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