Un antico signore

martedì 3 marzo 2009

 

Quando lo incontrai per la prima volta a casa di Veronelli (era il 1990) chiese subito - a me che ero uno sbarbato - di dargli del tu.

Il buon Gino, per tutta risposta, disse che no: a quell’antico signore si doveva dare del lei.

Così feci, e così fu anche in seguito.

Lui mi dava del tu e io gli davo spontaneamente del lei (con qualche eccezione forse soltanto negli ultimi anni, anche se era davvero tanto che non ci vedevamo).


Adesso Nino Franceschetti non è più con noi e per mia scelta ne scrivo a distanza di un paio di giorni.

Non sentivo l’urgenza della cronaca.

Sentivo piuttosto la necessità di riflettere e di rassegnarmi all’evidenza, della morte e di come questo nostro mondo, sempre più attento alla provocazione che ai contenuti, lo abbia poco celebrato.


Certo, da tempo non aveva più un ruolo attivo nelle sorti della Valpolicella e non aveva nemmeno un suo vino da raccontare. Aveva però tante cose e tanta esperienza da trasmettere.

Esperienza che pochi, pochissimi, hanno voluto/potuto/saputo raccogliere e assimilare.


Tra quei pochi c’è Elisabetta Tosi, che diversi anni fa ebbe l’incarico - guarda un po’ - da Gino Veronelli di raccoglierne le testimonianza per uno dei suoi Semi. Un seme che non è mai stato messo a dimora, ma che di sicuro Elisabetta ancora possiede e che varrebbe la pena far germogliare, magari nel suo blog.


Ci farebbe un grande regalo: a lui, a noi appassionati e alla Valpolicella.


Io, nel mio piccolo, vi rimando a questo link (Franceschetti.pdf) e a un’intervista che mi aveva concesso.






 

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