20 gennaio 2014 | Alessandro Masnaghetti

Azelia e Brovia: il Barolo di Castiglione

di Alessandro Masnaghetti
mappa castiglione lutati

“Due cru eccellenti
(Rocche e Fiasco).
Un solo comune, e due modi di intendere il Barolo.
Entrambi guidati da una mano felice e appassionata.
E certo non da oggi.”

 

L’idea di partenza, lo devo ammettere, non prevedeva particolari voli pindarici: si trattava di prendere la struttura della “degustazione a due voci” (che mi piace assai), adattarla ad una sorta di degustazione parallela in stile Thöni/Stenmark dei tempi d’oro (sebbene gli assaggi si siano svolti ad un giorno esatto di distanza uno dall’altro) e lasciare poi la parola ai vini e ai relativi interpreti.

Quando invece è arrivato il momento di iniziare a scrivere, scorrendo l’abbondante materiale vecchio e nuovo che avevo a disposizione, piano piano sono tornate a galla una serie di riflessioni che solo chi ha avuto modo di partecipare alle mie serate sul Barolo già conosce. In altre parole, quattro gatti o poco più, se paragonati al numero effettivo di lettori, e per questo mi sono finalmente convinto a trasferire ogni cosa su carta.
E così è stato.

Castiglione e luoghi comuni

A proposito di Castiglione Falletto esiste un documento assai prezioso sia per rarità che per contenuti, ed è il piccolo saggio ” Sulla delimitazione delle zone a vini tipici” firmato nel 1929 da Ferdinando Vignolo-Lutati e ripubblicato nel 1999 dall’Ordine dei Cavalieri del Tartufo di Alba (ne esistessero ancora delle copie, il mio consiglio è di approfittarne immediatamente). Al suo interno, la parte più succosa e rappresentata da una piccola carta a colori in cui sono rappresentate le diverse coltivazioni allora in atto sul territorio comunale, tra cui ovviamente la vite. Una carta che già nella porzione riprodotta in questa pagina offre subito due spunti per altrettante considerazioni.
La prima riguarda l’estensione della superficie vitata. Come molti di voi sapranno, da alcuni anni a questa parte spesso si sente dire che la vigna nella zona del Barolo si è diffusa oltre ogni ragionevole misura, soppiantando altre colture e modificando in modo radicale il panorama, il territorio e l’economia. In realtà, dando un’occhiata ai dati riportati nell’immagine qui sopra e confrontandoli con quelli attuali (e lo stesso si potrebbe fare per il comune di Barolo) ci si rende conto che nel caso di Castiglione Falletto le cose non stanno esattamente così. Facendo una rapida somma si può infatti notare che la superficie vitata, dal 1929 ad oggi…[...]

BROVIA: L’AZIENDA, IL VINO, LA DEGUSTAZIONE

brovia family

In una Langa contadina dove il rapporto tra fratelli prevede solo in rari casi la coabitazione a lungo termine e dove il passaggio generazionale tra padri e figli – ieri come oggi – non è privo di ostacoli e di incomprensioni, se non addirittura di traumi, il caso della famiglia Brovia appare come la classica eccezione che conferma la regola. Da sempre, o almeno dal secondo dopoguerra in poi, i Brovia sono stati infatti una realtà a più voci: all’inizio Giacinto, Marina e Raffaele (la prima vinificazione di Giacinto risale al 1953), oggi invece Elena, Cristina (figlie di Giacinto, che ancora supervisiona dall’alto dei suoi 87 anni ben portati), e infine Alex Sanchez, marito di Elena e attivo in azienda già dalla vendemmia 2001 (sembra ieri, vero Alex?). Una realtà dunque piccola, famigliare…[...]

AZELIA: L’AZIENDA, IL VINO, LA DEGUSTAZIONE

azelia

Anche se la storia aziendale risale al 1920, prima con il cavalier Lorenzo Scavino, poi con il figlio Alfonso e più avanti ancora con il nipote Lorenzo, padre di Luigi, l’attuale titolare, nella mia testa è come se Azelia fosse nata negli stessi anni in cui la mia passione per il vino iniziò a trasformarsi in attività a tempo pieno. Era la fine degli anni ’80 e i Barolo allora in commercio erano quelli del 1985: un’annata particolare, insolitamente calda per gli standard dell’epoca, e sulle cui possibilità di tenuta nel tempo si discuteva in modo acceso. Ma più ancora si discuteva dei cambiamenti che stavano scuotendo la Langa, dalle nuove generazioni di vignaioli fino alle macerazioni brevi o brevissime, passando per le barrique ogni giorno più nuove. E il Bricco Fiasco di Azelia di barrique già allora ne faceva, solo con uno stile diverso dall’attuale, più verticale, più austero, più freddo. E questo fino alla prima metà degli anni ’90. Poi, a partire dal 1996, i vini iniziarono…

…[CONTINUA A LEGGERE SU ENOGEA 52. CLICCA QUI PER SAPERE COME ABBONARTI A ENOGEA, CONVIENE. ALTRIMENTI CLICCA QUI PER LEGGERE GLI ARGOMENTI E ACQUISTARE L’ULTIMO NUMERO]

Lascia un Commento