21 gennaio 2014 | Alessio Pietrobattista

Favaro e l’Erbaluce, emozioni a nord-ovest

di Alessio Pietrobattista
foto Favaro 2

Per chi volesse leggere in maniera più approfondita dell’azienda di Camillo Favaro e della splendida doppia verticale degli Erbaluce Le Chiusure e 13 Mesi, a cui ho avuto il piacere di partecipare, potrà farlo grazie al minuzioso racconto di Giampaolo Gravina su Enogea 52. E’ stato prima di tutto un piacere conoscere Camillo e percepire l’entusiasmo che lo anima, la voglia di raccontare il proprio vino, attraverso le annate descritte ad una ad una e puntualmente riscontrate nel bicchiere, con una trasparenza esemplare. Approfondire una tipologia poco bevuta e a cui sono poco avvezzo, è sempre un momento di grande formazione e il confronto diretto con il produttore diventa un passo fondamentale per meglio comprendere cosa c’è dietro lo stile dei vini, le influenze che la passione per il mondo del vino a tutto tondo (Borgogna in particolare) ha avuto nel risultato finale. Tra tutti gli assaggi ne ho scelti due: quello che per me è stato il migliore della serata e quello che più mi ha fatto scervellare malgrado, nelle premesse iniziali, potesse essere un potenziale “cucchiaio di legno” della degustazione.
Sempre perché sulla carta nulla è scontato.

Erbaluce Le Chiusure 2008
Dall’omonima vigna storica dell’azienda posta a 350 m slm esposta a sud. Sarebbe un pari merito con lo scintillante 2010 ma alla fine ho scelto questo. Un vino nervoso, irrequieto, frutto di un’annata fredda, difficile da gestire in vigna e in cantina. Per Camillo è un po’ come quei figli scapestrati che ti fanno tanto faticare e sudare correndogli dietro. Alla fine deve essere una grandissima soddisfazione ottenere un vino così, cristallino e ancora indomito, con all’olfatto l’agrume e l’idrocarburo di renana fattura, salmastro e roccioso, florealità bianca e delicata. Tratti dolci, quasi accennati e soffusi, molto accoglienti e che poi si scatenano negli spigoli del sorso: giovane, salato, acido, lungo e sostanzioso. Nel retro-olfatto riemergono gli agrumi e quella nota quasi sponti* tipica dei riesling tedeschi. Un Erbaluce coinvolgente, capace di mostrare le potenzialità di questo vitigno, sorprendendo chi, come me, in fondo ne sa poco. (92)

Erbaluce 13 Mesi 2007
Da una vigna a 400 m slm esposta a Sud, molto soleggiata. Il vino ha questo nome perché trascorrono 13 mesi prima della messa in bottiglia. Annata calda, siccitosa e vino fermentato per metà in barrique usate, dove svolge anche la malolattica. Ci sarebbero tutti i presupposti per poter pensare ad un Erbaluce pesante, poco dinamico, anche con un certo grado di evoluzione. Eppure dopo qualche titubanza iniziale sui toni tartufati e ridotti, eccoti un vino accogliente, rassicurante: nocciola anche in crema, idrocarburo, speziato con lo zafferano fresco in evidenza e fruttato con albicocca e pesca gialla, floreale di camomilla e lo sprint salmastro a sparigliare la situazione. La bocca avvolgente, calda ma con nerbo acido da non sottovalutare, ovviamente fa capolino qualche lieve tostatura nocciolata ma non disturba, anzi arricchisce uno spettro giocato sulle morbidezze. Più impegnativo de Le Chiusure, meno agile e guizzante, sicuramente viene meno voglia di seccare la bottiglia. Ha carattere e incuriosisce non poco. (88)

 

*nota riduttiva – lievitosa spesso riscontrabile nei riesling giovani.

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