14 febbraio 2014 | Francesco Falcone

La vecchia Malvasia che strappa un sorriso

di Francesco Falcone
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In un’eventuale classifica dei più grandi interpreti del bianco friulano un posto di rilievo spetterebbe senz’altro a Nicola Manferrari, vignaiolo a Brazzano di Cormons: la sua cantina, Borgo del Tiglio, si trova a due passi dalla chiesetta del paesino, e il grosso delle sue vigne pure.

Conoscere Nicola di persona non è certo un momento esaltante, almeno per chi come me cerca subito di instaurare un rapporto cordiale col prossimo: la prima volta che ciò accadde tentai di sorridergli; ma è difficile sorridere a Manferrari. Sul suo volto chiuso la cordialità scivola via come acqua su una lastra di marmo, il suo sguardo freddo e astratto non tradisce emozioni, sentimenti di sorta. Può fissarti per un’ora di seguito, e non riuscirai mai a capire se sta cercando sul tuo volto una liscia superficie per accarezzarla o l’incavo più adatto ad appoggiarvi la canna di una pistola. Con una mano regge la pipetta, con l’altra il calice, e mentre si avvicina alla barrique per aspirare del vino, mugola qualcosa del tipo: “a voi giornalisti adesso vi piacciono i vini strani, arancioni, i miei invece sono classici”. Così è, preparatevi.

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Allievo del grande Gaspare Buscemi, Nicola è farmacista di formazione, dunque sempre scrupolosissimo come uno scolaro che cerca di prendere dieci nel compito in classe: per lui la vendemmia è un tema da affrontare con rigore, la vinificazione una fase in cui tutto deve quadrare, tutto deve essere guidato senza la minima sbavatura, e al diavolo la fantasia, il colpo di genio, l’originalità. Eppure i suoi vini, i suoi vini migliori intendo, non mi annoiano e anzi mi piacciono: mi piace il suo Friulano, mi piace il suo Chardonnay e soprattutto mi piace la sua Malvasia Istriana, di cui ho di recentemente assaggiato l’edizione 1990.

Un bianco di sorprendente chiarezza espressiva, ancora luminoso nel colore, non ampio ma lucido nella timbrica dei profumi (alito minerale e fiori appassiti) e in bocca tanto esile nella trama quanto tenace nella proiezione e nella persistenza. Un grande bianco italiano che avrebbe fatto sorridere, ne sono certo, perfino il suo ombroso interprete.

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