31 gennaio 2014 | Alessio Pietrobattista

Un Primitivo in punta di fioretto: Attanasio 2006

di Alessio Pietrobattista
attanasio

Il Primitivo sta vivendo negli ultimi anni un vero e proprio rinascimento: grazie ad un gruppo di ottimi produttori, Manduria e Gioia del Colle stanno conquistando consensi in maniera crescente, sia da parte della critica che del pubblico. Dal canto mio, posso ammettere una discreta ignoranza in materia: i miei gusti sono orientati verso tipologie più “delicate”, espressioni di rossi più “nordiche”, a discapito di vitigni e territori dall’impatto più caldo e mediterraneo. E’ una grave mancanza lo so, anche perché è innegabile la capacità del Primitivo di dialogare bene con la tavola, sia con i piatti della tradizione pugliese sia con piatti di altre regioni, come ad esempio quelli della cucina romana come la coda alla vaccinara o l’amatriciana. Per questo motivo una piccola rappresentanza in cantina è diventato per me un obbligo averla, non potrei far altrimenti.
Dopo alcuni assaggi e sperimentazioni sull’argomento Primitivo, uno dei produttori che più è nelle mie corde è sicuramente Attanasio. E’ una piccola azienda di Manduria che ha cominciato ad imbottigliare in proprio dal 2000: vigne di 40/50 anni, una resa per ettaro bassissima e un totale 15.000 bottiglie o giù di lì tra le tipologie secco, dolce naturale e passito. Il fil rouge delle tre versioni è l’insospettabile eleganza per un vitigno comunemente ritenuto famoso per donare vini polputi e vigorosi. In questo caso, invece, le componenti acide e sapide riescono a ben bilanciare la tipica dolcezza fruttata e la vigoria alcolica. Il Primitivo secco 2006 ne è un ottimo esempio: dal bel colore granato cupo, lievemente più chiaro e tendente all’aranciato sull’unghia, ha nell’olfatto un inno alla sua terra, al mare e al sole, alla macchia mediterranea e alle arbe aromatiche, ai datteri, ai fichi e alla prugna, con un sottofondo di liquirizia balsamico. Bocca di ottima corrispondenza, piena e voluminosa, acidità e sapidità a bilanciare i 15 gradi alcolici in maniera egregia, con un tannino finissimo e rotondo. L’aroma retronasale fruttato allunga elegantemente la persistenza e tende a farmi riconsiderare lo spazio dedicato in cantina.

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