15 marzo 2012 | Francesco Falcone

Verdicchio dei Castelli di Jesi Il San Lorenzo 1998, Crognaletti

di Francesco Falcone
Natalino Crognaletti

Si è soliti parlare di Natalino Crognaletti come di un produttore stravagante – non fosse altro per il virtuoso repertorio di bestemmie di cui è capace – ma sarebbe sbagliato considerarlo semplicemente un personaggio fuori dagli schemi: se Dio vuole, nessuna bizarria autocompiaciuta in lui, nessuna eccentricità fine a se stessa, bensì l’autentica, ruspante e genuina inquietudine del vignaiolo che ha urgenza di spingersi ogni volta alle estreme conseguenze del suo lavoro, di esplorarne i limiti, magari forzandoli anche un po’.

E come l’interprete sfugge alle convenzioni e alle regole più codificate, e non si lascia “acchiappare” facilmente, anche per i suoi vini è difficile trovare mezze misure: o lasciano perplessi, o si impennano in direzione dell’eccellenza.

È il caso de Il San Lorenzo 1998, un Verdicchio di Montecarotto elevato in vasche di acciaio e di cemento per 110 giorni (!) a contatto con le fecce più fini e proposto sul mercato dopo circa undici anni dalla data di vendemmia. La mia ultima bottiglia, che conservavo come una reliquia, l’ho stappata ieri per accompagnare un pregevole Brie acquistato alla Casa del Formaggio di Cervia, la migliore gastronomia della città (Piazza Andrea Costa; tel. 0544.71300).

Colore maturo e caldo ma ancora vibrante, trama olfattiva di matrice ossidativa che però non cede alle lusinghe della dolcezza speziata (conservando al contrario un profilo aromatico rigorosamente floreale/”tisanoso” e iodato) e sviluppo al palato di grande armonia, largo e lungo, emulsionato e vivo di dettagli, di verace e lunghissima persistenza.

Un Verdicchio geniale che merita un posto di rilievo nella storia del bianco marchigiano e che accompagna mirabilmente formaggi di grande personalità.

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