3 luglio 2014 | Alessandro Masnaghetti

Programmi per gli acquisti

di Alessandro Masnaghetti
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Ogni tanto me lo chiedo, e sono sicuro di non essere il solo. Potevo scegliere un momento economicamente meno adatto per appassionarmi al vino? Confesso di provare sentimenti molto vicini all’invidia schiumante e all’odio profondo quando compagni di bevute con qualche capello bianco in più ricordano i bei tempi in cui potevano comprare casse intere di Lafite e Margaux, Monfortino e Sassicaia, a poche decine di migliaia di lire a boccia. Rammaricandosi, poi, di non averne prese di più all’uscita, considerando come sono schizzati i prezzi dei grandi vini negli ultimi 10-15 anni. (Però, perdindirindina, voi avete potuto permetterveli certi vini almeno fino ad un certo momento, noi mai, riperdindirindina!)

Se da una parte trovo quindi quasi doveroso lamentarmi per la congiuntura non esattamente favorevole alle persone “normali”, dall’altra non dimentico che la necessità aguzza l’ingegno, ed è una grande verità. E penso che non ci sono mai stati tanti strumenti a disposizione per ottimizzare gli acquisti, trovare i canali più comodi e convenienti, condividere le informazioni e reperire quelle più utili a guidarci verso le bottiglie più vicine ai nostri gusti.

La parte più virtuosa del concetto di rete, più culturale che informatico, che si concretizza in gruppi d’acquisto e data base di assaggio, ma aiuta anche a programmare le spese e selezionare le scelte giuste. Si crea una sorta di palinsesto, insomma, una grande lavagna collettiva dove sono idealmente appuntate le varie uscite meritevoli di approfondimento. Tanto per capirci, io e un bel po’ di altri amici abbiamo creato un vero e proprio salvadanaio collaterale negli ultimi anni in previsione della commercializzazione dei Barolo 2010. Stiamo facendo scorta sia per la tipologia di annata, longilinea e verticale come di solito ci piace, ma anche perché tanti segnali dicono che potrebbero essere l’ultima “chiamata” per recuperare un grande nebbiolo a 20-30 euro. Come prima ancora avevamo rotto il porcellino per i Borgogna 2010 e per un bel po’ di bianchi anche italiani della stessa annata (Timorasso, Soave, Verdicchio, Irpinia e Campania, Etna). O come toccherà ripristinarlo per un millesimo dall’inconsueto sapore “anni ‘80” come il 2013, che sembra nascondere nelle pieghe della sua estrema variabilità autentiche chicche.

Ma la “missione” economicamente più dispendiosa tra quelle già calendarizzate entrerà nel vivo il prossimo inverno, quando torneremo a Montalcino per scegliere i Brunello 2010 da mettere in cantina. Pescando da una rosa forse mai così preziosa, almeno per chi ama il tocco più energico e martellante del sangiovese grosso. Dopo una serie di millesimi controversi, a volte per ragioni opposte, la 2010 sembra mettere d’accordo trasversalmente critici e appassionati di sensibilità e scuole anche molto distanti tra loro. Cinque stelle meritate, è sembrato chiaro fin dai primi assaggi nelle cantine: come in Langa, ogni volta che ci si spostava verso le botti del 2010, avevo immediatamente l’impressione di uno stacco netto, proprio di un altro livello di vino, rispetto a tutte le altre vendemmie vicine.

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L’idea era quindi quella di tirare la cinghia e fare scorta dei prossimi Brunello in uscita per poi tralasciare quasi completamente gli acquisti con i 2011 e i 2012, in attesa di capire meglio la resa nell’affinamento dei 2013. Questioni come detto di scelte e priorità, alla fine non così diversi dai meccanismi con cui deve fare i conti un commissario tecnico chiamato a selezionare un numero massimo di convocati. Non potendo comprare tutto e sempre, mi sembrava di poter rinunciare senza troppi rimpianti a due annate non certo sovrapponibili nell’andamento climatico ed agronomico, ma comunque accumunate da un profilo caldo e generoso, non così nelle mie corde di solito.

Elucubrazioni che, come sempre accade, si scontrano con la pratica e ti costringono a rivedere analisi e previsioni. Maledette visite, verrebbe da dire in una logica di salvaguardia del portafogli: dopo gli ultimi giri ho dovuto già allestire il nuovo salvadanaio da riempire per quando saranno pronti almeno un paio di 2011 semplicemente strabilianti dal mio punto di vista.

Presenza salina fuori scala, armonia tannica, saturante occupazione degli spazi gustativi, varrà la pena aspettare e mettere in salvo qualche bottiglia di quella che sarà la prima “Riserva” da molto tempo a questa parte al Podere Salicutti. Una parcella vinificata e affinata a parte, che Francesco Leanza ritiene – a ragione – meritevole di diventare un’etichetta a sé. L’assaggio è come detto da brividi: uno dei più appaganti sangiovese incontrati nell’ultimo periodo.

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E non è un caso se non ci sarà Riserva per il Brunello 2010 ma per il 2011 sì anche alla Tenuta Le Potazzine. La botte da 31 ettolitri n° 14, dove sta maturando il sangiovese raccolto nella porzione più vecchia di Le Prata Bosco, quadrante sud-occidentale di Montalcino. Un vero e proprio mostro di polpa e scheletro, elettrico nello sviluppo, cremoso nella trama: probabilmente l’assaggio più emozionante dell’intero pomeriggio passato con Giuseppe Gorelli e Gigliola Giannetti. Dove eravamo, nota di servizio, per la profonda verticale dedicata ai Brunello de Le Potazzine, che vi raccontiamo su Enogea 55.

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