28 febbraio 2014 | Matteo Farini

Barbaresco Podere del Pajorè 1971, Giovannini Moresco

di Matteo Farini
giovannini moresco

L’etichetta di questo Barbaresco non sarà familiare ai più, infatti l’azienda in questione, purtroppo, ha cessato di esistere da una trentina d’anni, ma se avete la fortuna di trovare qualche bottiglia ben conservata non lasciatevela assolutamente scappare, potrebbe essere uno dei vini più emozionanti della vostra vita.
La storia di Enrico Giovannini Moresco non è quella tipica della realtà contadina langarola in cui la terra viene custodita e coltivata da generazioni, ma segue un percorso particolare e forse unico; parte da Genova e percorre un filo rosso fatto di una passione non comune per il cibo ed il vino che viene nutrita da frequentazioni di enoteche milanesi, caffè e luoghi dove negli anni sessanta solo una ristretta avanguardia poteva dedicarsi a questi temi, in una Italia in piena industrializzazione.
Enrico approda quindi nelle Langhe grazie all’incontro con Estelia Ferrero, che sarà la sua futura moglie, ed ha così la possibilità di iniziare a gestire le 21 giornate (3 ettari circa) nello splendido cru Pajorè, acquistato dal padre della moglie, il notaio in Alba Italo Ferrero.
Costruisce casa con annessa cantina ed inizia a produrre Barbaresco dai vigneti situati nei pressi della cascina Pajorè a partire dall’annata 1967, dando vita ad alcuni tra i più grandi vini prodotti in zona in quegli anni; nel 1980, Angelo Gaja inizia ad entrare nella gestione dell’azienda prima con una quota minoritaria ed infine acquisendone il completo controllo nel 1985.
Il Barbaresco “podere del Pajorè” ha quindi oggi una fama limitata, (Gaja decise di non vinificare le uve di questo cru in purezza), ma le bottiglie che sono state ben conservate offrono una straordinaria testimonianza di quello che è stato il perfetto connubio tra un grande vigneto ed un interprete di sensibilità non comune.
Il vino che mi sono ritrovato nel bicchiere, proveniente della vendemmia 1971, unanimemente riconosciuta come straordinaria nelle Langhe, ha un colore tra il rubino ed il melograno e testimonia la straordinaria gioventù e la vitalità di questo Barbaresco. Il profumo non ha niente che possa essere attribuito alla fase terziaria, c’è la rosa, nettissima, ed un frutto dolce maturo che ricorda le fragoline di bosco e l’arancia sanguinella.
La bocca è equilibrio e tensione; l’acidità, la sapidità ed il tannino sono fusi in un unicum che risulta quasi indecifrabile nelle sue singole parti, la sensazione è quella di un liquido che tocca tutti i punti sensibili del palato in modo delicato ma indelebile, lasciando nel finale una scia agrumata irresistibile.

Una risposta a “Barbaresco Podere del Pajorè 1971, Giovannini Moresco”

  1. Mattia scrive:

    Che bell’analisi.
    Mi sembrava di essere lì a bere un bicchiere…ho finalmente avuto PIACERE di leggere un articolo che parla di una bottiglia.

    BRAVO!

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