6 febbraio 2013 | Alessandro Masnaghetti
Aglianico del Vulture, due interpretazioni: Radino e Madonna delle Grazie
di Alessandro MasnaghettiParto dalla fine, ossia dall’Aglianico del Vulture di Francesco Radino, 2008, al suo esordio. Parto dalla fine perchè è il “classico” vino da meditazione. Alla fine di un pasto, con un saporito e stagionato formaggio per cercare di tenere a bada tanta potenza. Profuma di tabacco biondo in maniera eclatante, poi amarena, potpourri di fiori, balsami. In bocca è ancora viscoso, denso, il residuo zuccherino si sente, il finale è lungo e caldo. Conviene aspettare ancora per apprezzarlo al meglio. L’altro, sempre 2008, è il Liscone di Madonna delle Grazie che, invece, si apprezza per l’agilità al palato. Saporito, salato, ma soprattutto reattivo nonostante la stazza del vitigno. Chiude sfumando. Su una grigliata di agnello.