17 gennaio 2012 | Alessandro Masnaghetti

Amarone, altre veloci spigolature

di Alessandro Masnaghetti
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Alcuni giorni fa – a proposito dell’Amarone – il buon Falco si domandava se i vini di ultima generazione sapranno evolvere come quelli di un tempo. Una domanda a cui chiaramente non è facile rispondere, senza oltretutto prendersi il rischio di qualche cantonata. Basandosi sull’esperienza posso comunque dire: 1) il 1971 fu un’annata memorabile per l’Amarone (e non solo), quindi bisogna usare un po’ di prudenza nel prenderla come esempio; 2) al di fuori di questo caso particolare (e pochi altri), e fatte salve alcune etichette che ancora oggi sono di riferimento, fino a 10/15 anni fa il panorama dell’Amarone era popolato da tanti vini che io definisco “bruciati”, ovvero larghi e senza slancio (spesso anche rustici); vini che davano tutto quello che potevano dare nei primi minuti e poi ciccia; 3) oggi non è più così: il panorama è molto più ampio e generoso, sia in termini qualitativi che di interpretazioni, e i vini sono più espressivi e fruibili fin dalla “tenera età”. Il che, da solo, è già un vantaggio. Detto ciò, che il futuro sia dalla loro parte (pensando sempre ad un futuro in crescita e non di semplice tenuta), resta una cosa tutta da verificare (e su alcune edizioni/interpretazioni i dubbi del “Falco” sono anche miei).

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