18 febbraio 2014 | Giampaolo Gravina

Anteprime Toscane: Vernaccia di San Gimignano

di Giampaolo Gravina
sala dante

Se il buongiorno si vede dal mattino, questa settimana delle Anteprime toscane promette roba forte. Mi rendo conto che messa così l’analisi può sembrare un po’ rozza, ma non saprei davvero come altro inquadrare in prima battuta una degustazione tra le più coinvolgenti di sempre.
Siamo a San Gimignano, nella Sala Dante del Palazzo Comunale, circondati dai maestosi affreschi di Lippo Memmi: qui la Vernaccia è solita incontrare ogni anno un diverso vino bianco europeo, nella logica di un confronto con i terroir più vocati che è al contempo un’esplorazione dei propri limiti e potenzialità. Per questa nona edizione dell’evento, carta bianca a Francesco Falcone, che ci ha proposto un viaggio dall’Elsa al Danubio per scoprire la trama di analogie e differenze tra la Vernaccia e il Grüner Veltliner.
Il Falco ha lavorato sodo, con il consueto scrupolo di serietà e approfondimento: e se le vigne della Vernaccia le conosce da tempo, per averle raccontate a più riprese su Enogea, in Austria è stato solo di recente, macinando però colline e cantine al ritmo serrato della sua onnivora e insaziabile curiosità di talent scout. La freschezza del suo entusiasmo combinata alla lucidità della prospettiva critica ci hanno letteralmente conquistato. E al termine delle due ore di lezione/con-versazione, non volevamo lasciarlo andar via.
Quattordici i vini scelti per accompagnare quest’appassionante escursione dai tufi pliocenici di Pancole al Löss del Kremstal, dai sassi di Santa Lucia allo Gneiss della Wachau. E per fare luce sulla comune trama “fibrosa” di due bianchi che chiedono pazienza.

degu in Sala Dante 1

La chiede il Grüner Veltliner, vino/vitigno da terreni profondi, la cui personalità si è confermata ben diversa da quella più severa del roccioso Riesling. E se la scoperta è stata ricca di spunti e sollecitazioni lo si deve anche al contributo di Karl Mair, oste in Alta Valle Isarco e conoscitore appassionato dei migliori Grüner, che importa con il marchio Pretzhof. È il caso del Wachau Loibenberg Smaragd 2010 di Emmerich Knoll, bianco sereno e luminoso nell’espressione, che traduce l’annata classica in una sorprendente accelerazione di freschezza e sapidità.
Ma a maggior ragione chiede pazienza la Vernaccia, la cui schietta vocazione all’invecchiamento abbiamo imparato a riconoscere in questi anni come il suo miglior talento. Pazienza e disponibilità a un ascolto attento e differito nel tempo, capace di cogliere tra le inflessioni talvolta un po’ “vernacolari” del suo accento, la più genuina espressività di un bianco sapido e cremoso, di schietto ascendente territoriale. Per rinfrescarci la memoria, la selezione di Vernacce proposta dal Falco non poteva essere più persuasiva, con una menzione speciale per l’annata 2004 della Riserva Isabella della cantina San Quirico di Andrea Vecchione: da vecchie vigne tra Pancole e San Benedetto, un vino soffice e pacato ma insieme buccioso e vibrante, forse un po’ antico nei modi ma certamente contemporaneo nella timbrica minerale.

Falco in Sala Dante 2
Il riferimento al contemporaneo mi offre lo spunto per dire due parole anche sull’ultima annata della Vernaccia, la 2013, che i produttori hanno presentato in anteprima nelle sale del Museo De Grada. Annata tardiva e problematica – «si è patito tanto», uno dei commenti più significativi – ma tutt’altro che magra e diluita. Anzi, nelle sue migliori riuscite, annata decisamente raccomandabile: penso ad esempio alla Vernaccia 2013 della Tenuta Le Calcinaie di Simone Santini, profumata, fresca, succosa e gustosissima, capace di amalgamare sale e agrumi in una sintesi di pregevole chiarezza espressiva. Se il buongiorno si vede dal mattino…

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