3 febbraio 2012 | Alessandro Masnaghetti

Barbaresco Il Bricco 2003, Pio Cesare

di Alessandro Masnaghetti
il bricco pio cesare

Il difficile mestiere dell’assaggiatore.
Dell’annata 2003 in Langa (parlo di Barolo e di Barbaresco) ho ricordi chiari e raramente convincenti, specie a La Morra. Frutto bruciato e tannini aggressivi. Asciugati.
Del Bricco di Pio Cesare, invece, avevo un solo ricordo, per quanto di uguale chiarezza.
Una lezione – una delle mie rarissime – sui cru del Barbaresco, e un vino come ingabbiato da una confezione troppo lussuosa, troppo vanigliata. Difficile da spiegare a una platea preparata.
Ieri sera l’ho riaperto, senza troppa convinzione (la bottiglia di riserva si stava già scaldando a bordo campo), ed eccomi servita la sorpresa.
Un naso compiuto, maturo, libero nei movimenti, bene inquadrato nel varietale. In bocca invece il velluto, di quello vero.
Non di quello che si legge sui libri e non capisci mai cosa voglia dire.

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