Costa d’Amalfi Ravello Bianco 2001, Marisa Cuomo
di Alessandro MasnaghettiA proposito di Costa d’Amalfi e di bottiglie con un loro perché.
Era il 2002.
Avevo appena chiuso l’avventura con la Guida de L’Espresso, la vita mi aveva presentato qualche “piccolo” conto extravino e l’atmosfera era del tipo “adesso è arrivato il momento di fare un po’ di ordine”.
Nella vita e nelle cose.
E le cose erano più che altro bottiglie.
Questa l’avevo guardata, l’avevo soppesata, gli avevo in qualche modo parlato… e poi l’avevo messa da parte, in attesa di decisioni.
E lei è rimasta lì, in piedi, al fresco, tra una ruota di bicicletta, una catena rotta e qualche cartone malandato.
Ogni tanto (ogni tre quattro mesi?) l’ho guardata, e ho pensato: chissà… è un ricordo… ma i ricordi?… i ricordi si possono stappare?
Sì, dopo dieci anni, i ricordi si possono anche stappare.
E si può scoprire che i sapori, virgola più virgola meno, sono ancora quelli di un tempo.
Direi anzi migliori.
Appena carnosi, mai evoluti, sicuri nella chiusura.
Come avvolti nel sole della Costa.
L’ho offeso, e non mi ha tolto il saluto.
Costa d’Amalfi Ravello Bianco 2001 Marisa Cuomo.