2 febbraio 2012 | Alessandro Masnaghetti

Degustatio (alla cieca): veloci riflessioni

di Alessandro Masnaghetti
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A proposito di degustazione con bottiglie coperte, l’altro giorno ho bevuto con degli amici un nerello mascalese (in prevalenza) che tutti hanno indicato come pinot nero. Partiti per la tangente – i degustatori intendo; sottoscritto compreso – ci siamo messi a discettare sulla provenienza. Chi diceva Alto Adige, chi un village debitamente invecchiato di un buon produttore di Borgogna e chi addirittura è arrivato fin su in Germania.
Svestita la bottiglia nascosta nel suo sacchetto abbiamo scoperto che si trattava di Faro, in provincia di Messina.

1) Se è vero che la degustazione alla cieca può essere molto utile e anche divertente è altrettanto vero che assolto il compito e fatte le nostre valutazioni, scoprire la bottiglia per completare il nostro giudizio è altrettanto utile. Una sensazione organolettica percepita è imputabile a numerosi fattori: conoscere il vino che si sta bevendo, la vigna (avendola possibilmente visitata), il produttore e la sua interpretazione o filosofia di produzione, l’andamento dell’annata, è fondamentale quanto l’onestà e l’indipendenza del degustatore nel valutare questi dati, al fine di giungere ad un giudizio completo, serio e, soprattutto, motivato, visto che nessun degustatore è uno degli apostoli.

2) Bisognerebbe sempre maneggiare con cura concetti come terroir, tipicità o identità, a cui spesso si tende a dare l’esclusività tra i parametri per valutare un vino. Bisognerebbe sempre ricordare che identità (o tradizione) sono concetti in divenire e non un’istantanea che fissiamo nella nostra testa e a cui aggrapparci per sentirci più sicuri.

Quanto al vino della piccola denominazione messinese che conta al momento un paio di produttori, si trattava del secondo vino dell’architetto Geraci: Il Rosso del Soprano, anno domini 2005, dell’azienda Palari.
Se ne avete, abbiate la pazienza di farlo ossigenare per una mezz’oretta cosicché si liberi di alcune imprecisioni olfattive, dopo vibrerà come un diapason e, trovato l’accordo, comincerà a suonare.
In beva.

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