8 settembre 2012 | Alessandro Masnaghetti

Fiano di Avellino 2011, Ciro Picariello

di Alessandro Masnaghetti
Ciro Picariello3

Sarà sicuramente protagonista nelle guide ai vini di prossima uscita, oggetto di discussione in questi giorni in cui escono le prime anticipazioni dei vari vini premiati e per quanto mi riguarda, parlo del fiano 2010 di Ciro Picariello, una delle più belle versioni di sempre.
Non migliore di altre annate, ma tra le più belle sì.
Una versione particolare, piacevolmente austera e solenne, che acquista a mio modo di vedere una maggiore finezza rinunciando ad un bel po’ di potenza (vedi la 2008), per acquistarne in purezza, fragranza ed energia. Tocca solo aspettare che sbocci.
Se vi fidate, è meglio che corriate dal vostro enotecaro di fiducia a razziare le ultime bottiglie in circolazione perché, nonostante le lodi che si leggeranno prossimamente, di vino in cantina non ce n’è più.
Nel frattempo, mentre lasciate riposare la 2010, potreste aspettare giusto un paio di settimane, un mese al massimo, per darvi anima e corpo alla 2011 che sta per uscire sul mercato.
Un vino che, come al solito e più di tutti, racconta sì la annata in cui è nato, la calda 2011 (più disponibile e più corpulento), ma che riesce allo stesso tempo a mantenere compostezza ed eleganza.
Naso di frutta gialla, mineralità di pietra focaia, balsami ed erbe aromatiche che pare di stare in una pineta in un caldo giorno estivo (elicriso in testa). Palato audace, pieno e succoso, ma altrettanto salato: chiude su un gentile e caldo abbraccio regalando un prorompente ritorno degli aromi.
Godurioso.

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