17 marzo 2012 | Alessandro Masnaghetti

Il vino è lo specchio dell’anima

di Alessandro Masnaghetti
folla

O, per continuare con le frasi fatte, dimmi che vino bevi e ti dirò chi sei. D’altronde nella banalità come negli stereotipi si cela sempre un (aridaglie con le frasi fatte) fondo di verità. Ed allora allo stesso modo in cui, la prima volta che andiamo a casa di una persona, diamo una sbirciatina in libreria o ai cd per curiosare e farci un’idea di chi abbiamo di fronte, così ascoltare un appassionato parlare dei vini che beve o dare un’occhiata alla sua cantina può essere rivelatore.
C’è quello che ascolta solo Heavy Metal, quello che è patito solo di Jazz, quello che ha la fissa per Miles Davis. Quello che “ascolto un po’ tutto ma niente in particolare”. C’è quello che “la grande musica è tutta negli anni ‘60” così come esistono appassionati che hanno vini fatti solo dal ’61 all’85 perché poi c’è stato l’Armageddon.
Quello che la tecno e l’elettronica non è musica, scherziamo?, quelli che hanno Guerra e Pace in mostra sulla mensola e Playboy nascosto nel cassetto del comodino. Quelli che Camilleri è paraletteratura, esistono solo Dante e Shakespeare e bevono solo Petrus e Leroy. Quelli che, va bene la Divina Commedìa, ma un racconto di Carver o di Alice Munro hanno il loro benedettissimo perché.
Quelli che hanno tutti i best sellers e non conoscono Citati e adorano Falletti, Dan Brown e Paulo Coelho. Quelli che odiano tutti i best sellers, inneggiano Citati e detestano Falletti, Dan Brown e Paulo Coelho.
A prescindere.
Quelli che hanno le librerie linde e ordinate ché amano l’ordine formale delle cose. Quelli che se ne infischiano dell’ordine formale delle cose e hanno i libri e le bottiglie alla rinfusa pieni di polvere. Quelli che all’ingresso della loro cantina campeggia la frase di Thoreau: “Non l’amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia, datemi la verità!”
Quelli che il cinema di Banfi e della Fenech è solo trash e quelli che hanno il poster di Nadia Cassini.
Quelli che il miglior album dei Beatles è Rubber Soul. Quelli che il miglior album dei Beatles è Revolver. Quelli che i Beatles chiiii?, e non hanno né una libreria né una cantina, ma in compenso il giorno prima hanno bevuto il vino dello zio contadino che era buonissimo e che tu non useresti neanche per condire l’insalata.
Quelli che amano la poesia e “m’illumino di immenso” basta e avanza e chi, invece, ama i romanzi che più sono mattoni e più sono belli. Quello che ha tutta la raccolta del padre dei poeti Uzbeki e: “ma tu che ne sai di poesia”.
E c’è pure quelli che adesso, mentre stanno leggendo questo post, invece di essere divertiti si stanno arrabbiando perché l’identità dove la mettiamo, e il terroir e la tradizione, come se Letteratura o Musica fossero passatempi per collegiali.
Di questo passo si può continuare per ore perché, alla fin fine, il vino che beviamo non può essere altro che espressione del gusto che avevamo, abbiamo ed avremo.

Lascia un Commento