17 febbraio 2012 | Alessandro Masnaghetti

La critica secondo André Ostertag

di Alessandro Masnaghetti
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“La critica mira alla valutazione della qualità di un vino attraverso l’analisi del colore, del profumo, del sapore e dell’armonia generale avendo come tramite le sensazioni percepite dal degustatore. E’ evidente che ogni degustatore avvicina un vino con la storia, il temperamento, l’intelligenza e l’affettività che gli sono propri. Quanto al vino, è come il degustatore. E’ cioè unico nella sua “morfopsicologia” che traduce una terra, un frutto e le convinzioni del suo creatore. La qualità dell’incontro vino-degustatore dipenderà evidentemente dalla loro concordanza, quindi dalle loro affinità.
Il commento critico assume quindi una grande importanza. Lo scopo principale non è quello di definire o di riuscire a scoprire chissà quale ventaglio aromatico o composto fisico-chimico, bensì di descrivere il flusso di emozioni del degustatore, di spiegare il suo amore o la sua avversione per quel vino.
Questo tipo di critica è senza dubbio molto più difficile. Richiede un impegno maggiore, tempo e attenzione. E il vino vero ha bisogno di tempo. Parlo del vino vivente, senza processi tecnologici eccessivi, senza belletto e senza finzioni, questo vino ha bisogno di respirare, di distendersi, di borbottare nel bicchiere o nella caraffa prima di liberare la sua reale bellezza.
Nasce allora il problema dei criteri di degustazione. Per molti un vino non esiste se non attraverso dei colori, degli odori e dei sapori! Troppo spesso si trascura il contributo di un senso principale, forse il più sensuale. Mi riferisco al tatto. Le sensazioni tattili, forma, tessitura, densità, volume, traducono la vitalità di un vino. E la vitalità è la sua qualità di alimento mistico, la sua traccia fisica e spirituale in noi. Trascurare il suo contributo non è dunque l’omissione di un aspetto essenziale del vino? La sua forza di evocazione, la sua capacità di farci sognare, di liberarci e di farci più grandi. Come possiamo credere che tutti i vini possiedano gli stessi criteri onirici? Fate delle prove, e vedrete. [...]
La critica è necessaria per il creatore, lo aiuta a conoscere meglio la sua opera. Tutti i creatori hanno bisogno dello sguardo altrui, perché è lui che dona esistenza alla sua opera. Da questo confronto con il mondo nasce la vita e si rivela la reale capacità di emozione dell’opera. La creazione e la critica si nutrono reciprocamente. Dipendono una dall’altra e il pericolo più grande è che una delle due diventi schiava dell’altra. E’ vitale che il creatore trovi e segua la sua via , così come è essenziale che il critico si costruisca dei punti di riferimento solidi e saldi.
Il vignaiolo deve seguire il suo gusto senza barare, ritrovarsi, affermarsi, essere sé stesso nel proprio vino, manifestarvisi.
Il grande vino è senza dubbio l’incontro autentico di una terra, di un frutto e di un creatore. Ma la grandezza di un vino non si rivelerà che attraverso un nuovo incontro. E questo non dipenderà più unicamente dal vino.”

André Ostertag (“Le mouton masqué”)
Lettre du Vigneron. Tanto tempo fa.

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