17 marzo 2012 | Alessandro Masnaghetti

L’epurazione del piacere

di Alessandro Masnaghetti
Slavoj Zizek

Credo che tutti abbiano conosciuto una persona come Gilda. Che poi si chiamasse Lucia o Carla è un inutile dettaglio. Gilda mangia cioccolato senza grassi, maionese senza colesterolo, beve caffè decaffeinato e Coca Cola light. Gilda non fuma e beve birra analcolica. Gilda è una persona normalissima, ma potete immaginare quale rapporto abbia con uno che nella vita fa l’assaggiatore di vini e cibi, ingurgitati in quantità che è meglio non dettagliare.
Mi ha ricordato di Gilda uno scritto di qualche settimana fa di Slavoj Zizek, filosofo e psicanalista di Lubiana, cha da il titolo a questo post e che analizza le regole del godimento scritte dal “consumismo illuminato”: salubre e controllato.

“Questi paradossi del consumismo odierno illustrano la nostra incapacità di sopportare gli eccessi rischiosi del godimento, per ridurlo a un piacere per definizione moderato e regolato dal raziocinio. Siamo così di fronte a due estremi: da un lato, l’edonista illuminato, che sa calibrare attentamente i suoi piaceri per prolungare il godimento ed evitare conseguenze nocive, dall’altro il jouisseur vero e proprio, pronto a consumare la sua esistenza nel superamento di ogni limite.”
[…]
“La strategia di fondo del consumismo edonistico illuminato è, al contrario, di privare il godimento della sua dimensione eccessiva, delle sue esuberanze inquietanti, della sua assenza di finalità. Il godimento è tollerato, persino stimolato, a condizione che sia salutare e non metta a repentaglio la nostra stabilità psichica e biologica.”

Lo scritto di Zizek, dettagliato e approfondito, scandaglia queste tematiche sino agli argomenti più difficili come il fumo o il sesso: “Il politicamente corretto vuole che a ogni stadio di una relazione erotica sia ammessa unicamente la reciprocità contrattuale, fondata sul mutuo consenso. In questo modo, il rapporto sessuale è desessualizzato e diventa un <accordo>, simile in tutto e per tutto alla contrattazione di mercato tra due partner uguali e liberi, dove la merce scambiata è il piacere. L’esplosione dirompente della pornografia nei media digitali è la prova di questa desessualizzazione del sesso, che promette <sempre più sesso>, e sempre più esplicito, ma quello che fornisce in realtà altro non è che la riproduzione senza fine del vuoto e della pseudo soddisfazione”.

Non rimane che chiedersi se esista, alla stessa stregua, una pornografia del vino e del cibo.

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