Austria, fotoracconto. Weingut Prager
di Francesco FalconeCarta geografica alla mano, dai bianchi prodotti a ovest di Vienna un assaggiatore inesperto potrebbe a giusta ragione aspettarsi vini di impostazione estremamente nordica, segnati da durezze di tipo germanico, e invece una volta assaggiati non esiterà a ricredersi, scoprendo liquidi che spesso richiamano l’Alsazia e la Borgogna. In particolare sul versante del Grüner Veltliner, la più popolare e diffusa varietà austriaca che nei distretti del Wagram, del Kamptal, del Kremstal e della Wachau ottiene risultati anche superiori (in termini di originalità e di personalità) a quelli del più celebre Riesling. La bassa piovosità dovuta alla protezione delle montagne a nord, l’aria calda proveniente dalla calda pianura pannonica a est, lo straordinario contributo termico del Danubio, la qualità dei terreni (leggeri e minerali) e una gestione viticola assai consapevole da parte dei più bravi vignaioli locali sono elementi che si traducono in bottiglie di pienezza, generosità e personalità sorprendenti. In gioventù – e nelle versioni meno ambiziose – il Grüner è un bianco “sereno” nei modi e versatile negli abbinamenti, ma nelle migliori condizioni possibili – e dopo qualche anno di affinamento in bottiglia – può raggiungere un profilo fine e profondo a un tempo, di attraente completezza. Al contrario di quanto accade con i Riesling più affermati della Germania, qui non è l’acidità vibrante – né lo zucchero che la fodera – a dettare le regole del gioco, poiché si tratta di vini più paffuti, più fisici, più fibrosi, assai contenuti nel residuo zuccherino e ben proporzionati nei valori acidi. Vini che tuttavia poggiano su quelle doti di purezza, di sapidità e di longevità che sono tipiche dei grandi bianchi nordici, e che per questa ragione sembrano essere modellati con un calibrato impasto luce e di terra .