2 gennaio 2012 | Francesco Falcone

Bursôn

di Francesco Falcone
damiani

Ricordo di aver sentito parlare per la prima volta di Bagnacavallo, un bel paesone della bassa ravennate, il giorno del mio tredicesimo compleanno, il 6 maggio 1989. Quella sera su raitivvù, in diretta da Siracusa, intorno alle dieci, il generoso e tosto pugile bagnacavallese Francesco Damiani mandò al tappeto alla terza ripresa il sudafricano Jonny DePlooy, diventando campione del mondo dei massimi (nella neonata categoria WBO) mezzo secolo dopo il friulano Primo Carnera (che gran serata, ragazzi!). Generoso e tosto come quel campione di boxe che tanto ho amato nella mia adolescenza (30 vittorie su 32 incontri da professionista e una tecnica così alta da compensare un fisico così così) è anche il vino/vitigno che proprio a Bagnacavallo, negli anni venti, fu scoperto dalla famiglia Longanesi (nulla a che vedere con quella del celebre editore e giornalista, Leo, anch’egli nato da quelle parti): si chiama Bursôn e dà un ruspante rosso di campagna, gagliardo e ruvido, ideale da abbinare alle costolette di castrato alla griglia. Le bottiglie più ambiziose sono prodotte con un parziale appassimento delle uve in fruttaio e commercializzate come “Etichetta Nera”: Massimo Randi (da preferire il 2007: 349.4682014; [email protected]) e Daniele Longanesi (meglio il 2006: 0545.60289; [email protected]) gli interpreti di maggiore affidabilità.

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