9 febbraio 2012 | Francesco Falcone

Cervia e Milano Marittima

di Francesco Falcone
cervia aline

Per una volta non parlerò di vino ma di Milano Marittima e di Cervia. Non so perché, ma questo mi passa per la testa. Prendetela come una veloce e personalissima introduzione alle due note stazioni balneari della riviera romagnola, dove vivo dall’anno di grazia 1996.

Milano Marittima, anzitutto, è una località di Cervia e ha appena compiuto cent’anni. È considerata da molti turisti come un’oasi di giovanilistica bellezza, ma la realtà è un’altra. La sua età si vede eccome: direi che oggi è una borghese signora invecchiata, non benissimo, al ritmo nevrotico di banale disco music. Tutta colpa di Coccoluto, Mammato, Bob Sinclar e “diggei” vari.

Milano Marittina ha due facce. D’estate è tutta trucchi e stucchi e per raggiungerla dovete sorbirvi tre chilometri di coda schiacciati da imponenti Suv. E questo solo per varcare il canalino che la separa da Cervia. Più un’ora di sacramenti per parcheggiare l’auto. E dopo averla parcheggiata, c’è il parchimetro travestito da estorsore che vi aspetta. In inverno, invece, non c’è anima viva già alle cinque del pomeriggio e dopo la straodinaria nevicata di questi giorni sembra di essere sul set di “Fargo”, celebre pellicola dei fratelli Coen: tristezza e vuoto umano dipinti di un bianco glaciale.

Milano Marittima è un nome famoso: fu di gran grido soprattutto all’inizio degli anni Settanta, quando i rampolli di buona famiglia andavano ad amoreggiare nei localini rampanti. Poi vennero i calciatori e le veline e i loro amici. E gli Amici di Maria De Filippi. E i tronisti. E gli amici dei tronisti. Maschi particolari che di solito si riconoscono dalle scollature femminee e dalle soppracciglia depilate.

Milano Marittima è cara. Carissima. I prezzi, anche adesso che l’alta borghesia milanese ha scelto altre mete e che Pippo Inzaghi e Bobo Vieri non sono più nomi di spicco, testimoniano ancora di un glorioso e facoltoso passato. Alberghi imponenti, villini lussuosi, ristoranti sgargianti e una gran messe di gelaterie, birrerie e american bar dove sorseggiare beveroni colorati sbirciando con la coda dell’occhio graziose fanciulle al passeggio.

Milano Marittima, checché se ne dica, non è nulla di speciale. “Sborona” e agiata, ma priva di anima. Un luogo non luogo. Uno di quei posti che potreste trovare in tutti gli angoli patinati del pianeta. Ovunque qualche famiglia benestante e presunti vip possano richiedere e ottenere di trasformare un tratto di lungomare in un circolo di rappresentanza. Stesse facce, stessi vestiti, stessi gesti da lettori di “Chi” e “Novella 2000”.

Cervia, invece, è un’altra cosa. Più vera, direi. Il circolo dei pescatori, il bar dei repubblicani, il borgo marina, la piazzetta delle erbe, i magazzini del sale, la torre di San Michele Arcangelo, il quartiere termale hanno un fascino reale, che sa di mare e di marinai. Che rimanda a Garibaldi e a Raoul Casadei, non all’Isola del Famosi.

Cervia è più autentica. Perfino i bagnini hanno un’altra cera, sempre da vitelloni consumati, certo, ma con qualcosa di sinceramente maschio, di piacevolmente ruvido che ispira simpatia. Per chi non disdegna la cultura poi, di tanto in tanto il Cinema Sarti propone rassegne e retrospettive interessanti, il Teatro Comunale ha un calendario affatto banale e il Museo del Sale è curato con filogica puntualità. Inoltre c’è vita tutto l’anno, nulla di eccitante, questo no, ma quanto basta per farti sentire parte di una comunità viva e vegeta anche da novembre a marzo, quando il mare è in letargo.

Cervia è più culinaria. Il suo sale è buono e dolce, ricercato dagli intenditori. Così buono e dolce che si sposa perfettamente perfino con il cacao: le tavolette di cioccolato al sale grosso dei Gardini sono davvero squisite (www.gardinicioccolato.it). E poi si mangia mediamente meglio. Il ristorante più affidabile, oggi, è la Locanda dei Salinari in via XX Settembre e sta dentro le storiche mura del paese (0544.9711339). Zero paillette e nessun cameriere ruffiano, solo una cucina mare&monti interpretata con saggezza. E a me basta così.

Cervia, in fondo, è un elogio alla normalità.

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