15 maggio 2012 | Francesco Falcone

Château-Chalon 2005, Jean e Chantal Berthet-Bondet

di Francesco Falcone
chateauchalon

Se qualcuno li considera anacronistici, i “vin jeaune” del Jura (regione viticola francese situata tra la Borgogna e la Svizzera) sono al contrario ai miei occhi ancora lontani dall’aver consolidato la reputazione che meritano. Prendete Château Chalon: si tratta di un bianco ossidativo simile allo Sherry ma dalla grana ancora più raffinata, ricco e delicato a un tempo, profondo nel sapore e assai complesso nei profumi, dotato vieppiù di una lunghezza gustativa impressionante e di una capacità di conservazione sensazionale (pensate che le migliori edizioni di Jean Macle, il fuoriclasse della denominazione, possono superare il secolo di vita!). Eppure se ne parla poco (anche, va detto, per la limitatissima produzione).

Un vino da amatori che merita dunque di essere conosciuto e bevuto con più frequenza: è prodotto nel comune omonimo (e in altri tre villaggi vicini) sfruttando una superficie vitata modesta (50 ettari ubicati su una collina di marne calcaree dalle forti pendenze, esposta a sud-ovest) dove dimora il raro e tardivo vitigno savagnin, secondo alcuni ampelografi geneticamente identico al traminer (non al gewürztraminer, che del precedente sarebbe una mutazione “musqué” a bacca rosa).

Ieri ho assaggiato il 2005 di Jean e Chantal Berthet-Bondet, importato in Italia dalla Terroirs di Ceretto: naso potente e finissimo, di noce e curry, di rose e pepe bianco, e dinamica gustativa ampia e articolata, avvolgente nella prima parte, più reattiva e ficcante e salata nel finale. Chiusura di lunghezza eccezionale che reclama il talento di un grande Comté, il tipico formaggio della regione.

Lascia un Commento