17 aprile 2013 | Francesco Falcone

Ürziger Würzgarten Riesling Auslese 1976, Weingut Benedict Loosen-Erben

di Francesco Falcone
wurzgartenerbelosen

La qualità di questo vecchio Riesling della Mosella è così straordinaria (oggi ha la mia età, ma dubito che io possa arrivare dove e come sarà in grado di arrivare lui nei prossimi decenni) da giustificare un paio di considerazioni preliminari.
Innanzitutto, grazie al suo clima temperato-freddo, la Mosella si inserisce nelle pochissime aree del mondo dove il vignaiolo, bravo o meno bravo che sia, dispone di un contenuto acido così elevato – anche in surmaturazione – da poter giocare, in fase di vinificazione, con una buona quantità di zuccheri residui, aprendo una miriade di possibili scenari – in termini di equilibrio – tra le numerose componenti del vino finito.
La quantità di zuccheri varia a seconda della categoria (dunque la banda di oscillazione è vastissima: in questo caso, ad esempio, si tratta di un Auslese in un’annata superlativa e si superano probabilmente i 60 grammi/litro) e questo permette ai migliori Riesling renani di esprimersi – a più livelli di dolcezza – attraverso quella sensazione di primaverile e fruttatissima freschezza acida (in questo caso ben conservata perfino dopo 36 anni di bottiglia!) che è figlia del contrappunto tra elevata acidità, tratti varietali precisi, evoluzione terziaria e, appunto, ricchezza zuccherina.
La seconda considerazione riguarda invece i sentori di idrocarburi, tipici della varietà: è un errore di prospettiva sforzarsi di riconoscere un grande Riesling dalla sua nota di idrocarburi se è vero, com’è vero, che le interpretazioni più interessanti, anche quando estremamente mature, colpiscono soprattutto per l’intensità, la vastità, la carnosità, la profondità e l’articolazione del frutto (e poi del fiore, della spezia, delle erbe), lasciando alle percezioni minerali il ruolo che meritano, ovvero un contorno più o meno interessante e più o meno intonato alla portata principale.
Chiusa questa lunga parentesi, eccoci finalmente alle note di assaggio dello splendido Auslese del 1976: all’olfatto sembra di entrare in un fiorista la mattina del 2 novembre, la “palette” di analogie fruttate è a dir poco stupefacente (dall’oliva verde al litchy, dall’agrume alla pesca, dalla nocciola ai piccoli frutti rossi), il tono speziato della muffa nobile è purissimo, il contributo minerale è raffinato (sbuffo di fumo e sentori di officina meccanica) e in bocca gli zuccheri sono una fodera preziosa che avvolge un impianto sapido/acido ancora inequivocabilmente vitale, lucido, contrastato e slanciatissimo fino all’esplosiva chiusura.

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