1 marzo 2012 | Francesco Falcone

Gabicce, Hotel Posillipo

di Francesco Falcone
baiaimperiale

La prima volta che misi piede a Gabicce fu il 15 agosto 1991. Avevo quindici anni, tiravo ancora di boxe, l’addominale era scolpito e i modi del barese tamarro mi aiutavano nella caccia alle formose prede nordiche: tedesche e scandinave, soprattutto.

Ero ahimé distante dal fascino del Terry Malloy di Fronte del Porto, le sue spalle da scaricatore me le sognavo la notte, ma compensavo con lo sguardo caldo e arrapato tipico del cameriere terrone che fa la stagione in riviera per necessità amorose, più che per esigenze professionali: lavoravo all’Hotel Astor di Lido di Classe, una pensioncina familiare gestita ancora oggi dalla famiglia Zoffoli. Miglior vino in carta: il Turá frizzante di Lamberti.

Dicevo di Gabicce, primo paese delle Marche, ma socialmente e turisticamente parte integrante della riviera romagnola. Ci andai con un gruppo di amici “lucignoli” e assatanati perché lì, sulla panoramica Pesaro Urbino, si trovava (ancora oggi, tra l’altro) il paese dei balocchi degli anni ’80/’90: La Baia Imperiale, considerata dagli esperti della dance una delle dieci discoteche più belle del mondo, premiata da clientela e giornali con un’attenzione speciale tanto da farne un caso di costume nelle bollenti estati di quegli anni.


Fu fondata da cinque soci per cinque miliardi di investimento: cinque personaggi in cerca d’autore che dovettero vincere la diffidenza di autorità e opinione pubblica perché il locale, con la precedente gestione, si era fatto una pessima fama. Si chiamava Baia degli Angeli, ed era diventata un punto di riferimento per sballati e balordi di mezza di mezza Italia danzante.

La Baia di quel ferragosto era di bruttezza radiosa, di un cattivo gusto stupefacente e gioioso, di baldanzosa tracotanza estetica: sei enormi colonne romane davanti alla facciata, statue classiche, bracieri, fontane, marmi termali, arredi leopardati, cubiste assai poco intellettuali e assai poco vestite che ballavano la danza del ventre e ovunque grappoli d’uva da mangiare sdraiati, sbrodolandosi come novelli Trimalcione.

Oggi, a vent’anni di distanza, quando torno a Gabicce non lo faccio per ributtarmi nella mischia mondana, ma per bere un buon bicchiere di vino e mangiare un buon piatto al ristorante Posillipo, gestito da Gianmarco e Mario Arduni dall’estate del 1998 (www.hotelposillipo.com).

Splendida vista panoramica sull’Adriatico e sul Monte San Bartolo, ambiente marinaro, cantina intelligente sul versante dei bianchi d’autore (Gianmarco è un esperto di Riesling tedeschi) e cucina di mare molto ben congegnata, ancorata alla tradizione ma senza la “polvere” e il pesce congelato che di solito di propinano da queste parti.

Riapre ad aprile fino al prossimo autunno. Se capitate da quelle parti, e non siete discotecari in cerca di pizzerie di bassa lega, è un indirizzo da tenere in seria considerazione.

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