10 gennaio 2012 | Francesco Falcone

Il primitivo di Gioia del Colle

di Francesco Falcone
Gioia_del_Colle_-_Piazza_Livia

Sarà l’effetto dei trentacinque anni suonati, ma in tema di vino (e non solo) sono tentato di dar ragione a mio nonno (oddio: ragione è una parola grossa, però…). Se infatti devo averlo liquidato con discreta saccenteria quando a suo tempo, evocando le qualità del primitivo, continuava sostenere che difficilmente un’etichetta di Manduria sarebbe riuscita a rivaleggiare col carattere di un Gioia del Colle, da qualche anno mi tocca invece riconoscere che forse il vecchio non era poi così lontano dalla realtà. Sempre che per carattere non si intendano certe ruvidezze e certe puzze del passato (e che puzze, signori miei!), ma bensì quel blend di sapidità, di mineralità (rugginosa) e di stratificazione fruttata (di macchia e fiori e spezie) che appartengono al repertorio di Nicola Chiaromonte, Raffaele Giuliani, Guttarolo, Pasquale Petrera (la riserva Fatalone 2006), Pietraventosa, Plantamura (l’Etichetta Bianca) e Polvanera, i cui vini ho riassaggiato questo pomeriggio in compagnia di un gruppetto di amici appassionati. Mentre si passava il tempo a darcene una ragione (di un così perentorio cambiamento stilistico rispetto al passato), intanto le bottiglie sul tavolo erano belle e finite.

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