13 marzo 2012 | Francesco Falcone

Il ricordo di un pomeriggio di assaggi

di Francesco Falcone
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Chi ci capisce è bravo. Nel senso che ci sono aziende dove la storia, il vigneto, il contesto territoriale, la qualità delle persone, tutto sembra convergere verso approdi di eccellenza. E invece poi assaggi i vini e c’è qualcosa che non torna. A me succede così da un po’ di tempo con i Sangiovese romagnoli di Castelluccio, per i quali devo confessare una predilezione un po’ speciale, in virtù di un luogo magnifico (siamo nel cuore preappenninico della Romagna, nella campagna al confine tra Brisighella e Modigliana) e di qualche memorabile vecchia annata dei “ronchi” (Ginestra, Ciliegi, Casone e Simia, questi ultimi due non più prodotti da tempo). Stima che non riesce però a tradursi nell’ultimo periodo in un motivato e convinto entusiasmo; e che addirittura si trasforma in cocente delusione dopo l’assaggio di Ginestra e Ciliegi 2007 presentati ieri dalla famiglia Fiore al banco d’assaggio dell’agenzia Vintage 5269 di Dedo Bernabucci ([email protected]), organizzato in grande stile presso l’Hotel Palace di Milano Marittima. Due rossi senza mordente e approssimativi nell’uso del rovere, un vero peccato.

Per fortuna che nel carnet del buon Dedo c’era modo per rifarsi. Tra i bianchi ho molto amato l’Incrocio Manzoni Isidoro 2008 del bravissimo Alessandro Fanti di Pressano, grand cru del bianco trentino: raffinato fraseggio olfattivo, riduzione modulata con mestiere e presenza gustativa completa, intensa e sfrangiata, di squisita e appagante forza motrice.

Alle spalle di quella bottiglia così felice, un’interpretazione forse meno eccitante e meno adatta agli amanti dei bianchi slanciati, ma che dice la sua in termini calore, pastosità e rigore: il Dut’Un 2009 dell’isontino Gianfranco Gallo, blend di chardonnay e sauvignon che in un millesimo eccellente sfoggia la migliore versione che io ricordi.

Tra i rossi, due bottiglie a mio avviso straordinarie, entrambe toscane, sebbene agli antipodi per terroir e varietale: Pergole Torte 2009, che senza perdere un briciolo della sua consueta raffinatezza e della sua riconoscibile energia sotterranea, si mostra pieno e concessivo come mai prima d’ora (almeno in gioventù); e Duemani 2007 di Luca D’Attoma (vedi foto), un Cabernet Franc prodotto nella campagna di Riparbella (lungo il versante costiero del Pisano) che ho trovato davvero centrato per densità costitutiva, precisione di frutto, eleganza nello sviluppo e originalità espressiva.

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