14 gennaio 2012 | Francesco Falcone

Montepulciano d’Abruzzo Malandrino 2009, Cataldi Madonna

di Francesco Falcone
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<<Come potremmo vivere senza i nomi?>>. Se lo chiede un ispirato Mario Soldati nelle splendide pagine del suo Vino al Vino, dove confessa con grande candore di affidarvisi troppo, e di subirne spesso l’ascendente come un sortilegio. Pur senza la sua ispirazione – ci mancherebbe altro – ma con la stessa autoindulgenza, mi aggrego anch’io, confessando ad esempio l’incantesimo di un vino dal nome “chapliniano” (Malandrino) nato in luogo che evoca aridi paesaggi di frontiera, quasi si trattasse di un western di John Ford: Forno d’Abruzzo. E anche se Luigi Cataldi Madonna, che ne è il capace produttore nella campagna di Ofena, lo ha pensato come il “second vin” della casa (alle spalle ricco Tonì), io continuo a considerarlo il rosso più affidabile e stimolante della gamma, paladino in terra aquilana del carattere più sfumato e versatile dell’uva montepulciano. L’edizione 2009, davvero centrata in termini di frutto, equilibrio e grazia nella beva, me ne dà una conferma. Costa il giusto.

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