20 gennaio 2012 | Francesco Falcone

Pinot Nero Te Muna Road Vineyard 2010, Craggy Range

di Francesco Falcone
neozelanda

Il rilancio di attenzione per il carattere più genuinamente esotico del vino neozelandese non riguarda solo i bianchi a base sauvignon: anzi, a ben guardare delinea anche nei rossi una stimolante prospettiva critica, più congeniale alle esigenze degli amatori sia rispetto alle tentazioni di surmaturazione dei vini australiani (di cui, spero, il buon Giovanni Solaroli ci racconterà, prima o poi) che all’esasperata ricerca di muscolarità della media produzione californiana. E sebbene nel paese Maori siano coltivate anche varietà bordolesi (in particolare nelle piatte Hawkes Bay, isola del nord), l’uva che meglio si esprime in quel contesto così particolare e ricco di fenomeni geotermici, almeno per la mia modestissima esperienza, è il pinot nero. Un pinot nero che si fa succosissimo ed eclatante nei profumi se prodotto nell’estremità meridionale dell’isola del sud (Central Otago), altrettanto vivace ma di norma più setoso al tatto e più temperato nel frutto quando proviene dalla grande regione del Marlborough (nord del sud), più terroso e selvatico se la sua zona è quella del Martinborough, vicino a Wellington (sud del nord). Proprio dai terreni vulcanici di quest’ultima regione (vedi foto) arriva il goloso Pinot Nero Te Muna Road Vineyard 2010 della giovane azienda Craggy Range, importato dalla Quality Wines di Jacopo Melia: di fragrante e coinvolgente intensità al naso (non solo varietale, anche caratteriale) e di vitale, dinamica, succosa densità gustativa. Non sfigurerebbe affatto in un eventuale confronto con dei buoni “village” della Côte d’Or, ma a un prezzo ben più contenuto della media borgognona.

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