3 febbraio 2014 | Francesco Falcone

Romanee-Saint-Vivant Grand Cru 2010, Domaine Jean-Jacques Confuron

di Francesco Falcone
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Das Unheimliche, direbbe uno studioso freudiano: un vino di Vosne o di Chambolle, di Gevrey o di Morey, provoca infatti al degustatore di turno una rara forma di distacco dalla realtà, di spaesamento. È un liquido color rubino che scuote e rimanda a tempi lontani, che inganna e spiazza, è l’esempio inequivocabile di come la fantasia prevalga sulla forza fisica, nella vita come in vigna e in cantina. Se poi la vigna è di razza superiore come quella che prende il nome di Romanée Saint Vivant (celebre Grand Cru nel comune di Vosne Romanée) e la cantina è affidata a due interpreti del calibro di Alain Meunier e Sophie Confuron (Domaine Jean Jacques Confuron, importato in Italia dalla Cuzziol di Santa Lucia di Piave), allora il Pinot Nero della Côte de Nuits può sbalordire anche i bevitori più smaliziati, e anzi soprattutto i più smaliziati. L’edizione 2010 è un diamante purissimo, abbacinante, realmente indimenticabile. Ma di quell’annata è tutta la gamma aziendale (da tempo ottenuta da viticoltura biologica) a meritare le attenzione dei grandi amatori: perfino il Nuits-Saint-Georges Les Fleurières, un Village, è eccellente, per tacere del Nuits-Saint-Georges Premier Cru Les Chaboeufs, tra i più raffinati vini del comune personalmente assaggiati nella mia carriera.

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