21 febbraio 2012 | Francesco Falcone

Savuto 2007, Antiche Vigne

di Francesco Falcone
savuto

Le cosiddette “potenzialità inesplorate” sono una specialità tutta italiana: la viticoltura non fa eccezione e offre al bevitore in vena di scoperte una mappa ricca di sollecitazioni. Tra le zone viticole che lasciano presagire un avvenire prodigo di novità, il Cosentino (igp Terre di Cosenza) rivendica spazio e attenzione non episodici.
Siamo nell’area settentrionale della Calabria e la città di Cosenza resta certamente il riferimento più prossimo e significativo: non solo per numero di abitanti, ma anche per tutta la vitalità che emana dal campus universitario, il più frequentato in Calabria. Nel territorio provinciale, tra i più estesi d’Italia, la vigna dimora da sempre: i 5000 ettari vitati rappresentano oggi il 40% dell’intera regione, sebbene le vecchie denominazioni d’origine funzionino poco, così come marginale è la penetrazione di tutto il vino cosentino sul mercato.
Eppure, come detto, qui ci sarebbero gli elementi per produrre rossi di buona qualità: primo fra tutti l’uva magliocco (nelle due varianti:“dolce” e “canino”), sulle cui doti c’è ancora tanto da scoprire, ma l’impressione è che abbia nel DNA le qualità per poter consegnare vini originali, completi e rappresentativi della sua terra.
Una terra come detto ampia e non omogena, e che per quanto mi riguarda ha nella porzione più elevata della Valle del Savuto (siamo nell’entroterra che guarda Nocera Terinese e il Tirreno) il suo epicentro qualitativo. Come ho già scritto altre volte, a me ricorda l’Irpinia: alti rilievi boschivi protetti dalla monumentale catena montuosa della Sila e un paesaggio più montanaro che mediterraneo.
I vigneti, o per meglio dire quello che rimane di essi, compaiono a chiazze su pareti terrazzate, tra i 350 e 700 metri di altitudine; i terreni sono prevalentemente sciolti e la tessitura è originata dal disfacimento della roccia madre: si tratta dunque di suoli magri, asciutti e poco calcarei, sui quali solo la vite può dimorare.
Il produttore che più di tutti si è impegnato a salvaguardarne il fascino e con esso il talento delle vecchie vigne d’altura è Gianfranco Pironti di Rogliano. La sua azienda si chiama Antiche Vigne e il suo vino migliore, il Savuto Superiore, ha trama tannica di prim’ordine.
Il riassaggio dell’annata 2007, con quel mix di calore e freschezza, e quella ruvidezza mai offensiva, mi conferma che c’è stoffa. Peccato che di sarti in grado di farne un bell’abito (anche solo prêt-à-porter) ve sono ancora troppo pochi.

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